30/05/2019

Tempo di lettura: 3 min

Non ce la faccio più, ovvero il burn out.

Negli ultimi tempi la frase non ce la faccio più si sente spesso. Può essere il burn out che significa letteralmente bruciati.

Il burn out è una sindrome che colpisce soprattutto i professionisti della relazione d’aiuto (dai medici, agli infermieri, ma anche educatori, insegnanti, vigili del fuoco e counselor) ma che ormai abbraccia tutte le professioni e tutti i ruoli. L’OMS ha riconosciuto un paio di anni fa il buon out come vera e propria sindrome professionale. 

 

Il burn out nel dettaglio

Il burn out è la sindrome patologica conseguente ad una situazione lavorativa molto stressante. Le conseguenze possono essere anche gravi se la persona non riesce a riconoscerne i sintomi e a fermarsi in tempo. Colpisce soprattutto e in particolar modo, l’abbiamo già detto, le professioni che operano all’interno della relazione d’aiuto.Come si manifesta il burn out? Insoddisfazione, fatica e scarso appagamento lavorativo possono diventare difficili da sopportare e gestire soprattutto se sono prolungati nel tempo e la persona reagisce con manovre autodifensive e di evitamento. Facciamo alcuni esempi.Possono comparire diverse tipologie di disturbi:

– a livello fisico il soggetto si sente sempre stanco, “esaurito” e con le pile scariche;

– a livello cognitivo si possono registrare disattenzione, difficoltà a concentrarsi e a fare deiragionamenti un po’ più complessi;

– a livello relazionale si registrano difficoltà a mantenere le relazioni con gli altri.

Insomma una stanchezza che svuota la persona e la rende poco resiliente e in grado digestire le difficoltà. Tutto sembra enorme: ostacoli, problemi, imprevisti. E le rispostediventano disaffezione, indifferenza, cinismo, inefficacia e a volte assenza.

 

Non sottovalutare il burn out

Il burn out non deve essere sottovalutato anche se a volte è difficile riconoscerlo: chi non attraversa un periodo di stress e affaticamento? Ma quando questo è presente per lunghi periodi, le risposte che diamo all’interlocutore sono taglienti e l’apatia subentra, è l’ora di guardarsi dentro e, nel caso, fermarsi. I sintomi sopra elencati infatti possono somatizzare ediventare ben più gravi tramutandosi in emicranie croniche, attacchi di panico o addirittura in abuso di sostanze (alcool, farmaci e droghe).

Ma perché il burn out colpisce soprattutto le professioni della relazione d’aiuto? La risposta è abbastanza semplice. Si tratta di persone che quotidianamente sono a contatto con situazioni decisamente critiche: malattie, fragilità, disagi profondi… e così indossano a volte una maschera di durezza e cinismo per poter sopravvivere. Alcuni di voi per esempio, avranno incontrato medici o infermieri che usano toni bruschi, quasi antipatici. Sono arroganti? Non sempre. Vivono quotidianamente condizioni di sofferenza e, probabilmente, è una difesa che adottano per non trovarsi bruciati, spenti come un cerino usato.

Ecco perché è importante prendersi cura di chi cura: personale sanitario, educatori, insegnanti… A questo proposito, E-Skill, con la collaborazione dei docenti e degli studenti della nostra Scuola di Counseling, sta mettendo a punto un “protocollo” formativo e di counseling proprio per questa tipologia di utenti: aprire spazi di ascolto e di sviluppo personale costituisce il giusto antidoto al burn out.

 

Il Counselor e il burn out

Ma anche il counselor vive i propri momenti di fragilità che, se non gestiti, possono sfociare nella sindrome oggetto di questo articolo. L’obiettivo del counselor è ascoltare e far stare bene il proprio cliente. Anche se si lavora nel qui ed ora, nel momento del colloquio il counselor incontra la sofferenza altrui e ogni volta che pratica l’invio ad altri professionisti deve affidare il proprio cliente, e la sua sofferenza, ad altri. Ecco che possono subentrare una cattiva gestione del distacco, una preoccupazione e turbamenti che fanno male. Per non parlare poi delle risonanze, ossia di tutto ciò che il cliente racconta e che è molto similea ciò che il counselor ha vissuto o sta vivendo. E’ importante quindi non solo prendersi curadell’altro ma contemporaneamente prendersi cura anche di sé. Impariamo ad usare la stessa comprensione, accettazione e gentilezza che usiamo verso i nostri clienti anche nei confronti di noi stessi. Ed eviteremo il burn out imparando a gestire lo stress.

Condividi questo articolo!

170 visualizzazioni