18/03/2018

Tempo di lettura: 3 min

Empatia: che cos’è e come svilupparla.

Empatia…un termine quasi abusato in questi tempi. Ne parlano in molti: saggi, articoli sui giornali, discussioni sui social…Significati diversi, diverse tipologie: un termine sulla bocca di tutti già alla fine degli anni 90 quando Daniel Goleman pubblicò il suo saggio “Intelligenza Emotiva”. Ma che cos’è esattamente l’empatia? Si può sviluppare o è un dono innato? E perchè è così utile nel Counseling? Scopriamolo insieme.

Empatia deriva dal greco ἐν ossia “in” e da -patia ( dal greco -πάϑειαal ovvero “sofferenza“), ossia la capacità di comprendere e di immedesimarsi nello stato d’animo di una persona.

Essere empatici non è per niente semplice: come fare per immedesimarsi esattamente nello stato d’animo di una persona? Quando qualcuno ci racconta una sua esperienza, un dolore o una gioia, riusciamo a coglierne tutte le sfumature e a provare o ri-provare ciò che sente l’interlocutore se abbiamo vissuto anche noi la stessa esperienza. Conosciamo l’emozione e lo stato d’animo che stiamo ascoltando e lo ri-viviamo in quel momento…riusciamo ad essere empatici…a “sentire”, ci immedesiamo. Ma come fare a comprendere e a capire l’altro se non abbiamo vissuto ciò che ci sta raccontando? E perchè è così importante farlo? Andiamo con ordine e rispondiamo alla prima domanda. Come fare? Abbiamo individuato almeno 4 utili esercizi:

1. Sospendiamo il giudizio. Un proverbio degli Indiani d’America recita: “Prima di giudicare una persona cammina nei suoi mocassini per tre lune”. Ascoltiamo l’interlocutore e lasciamo perdere gli stereotipi, le nostre mappe del mondo e le nostre idee: al centro c’è l’altro, le sue emozioni, i suoi stati d’animo.

2. Manteniamo la distinzione tra sè e l’altro. Ripetiamo, al centro c’è l’altro, è lui il protagonista non noi. Dire al nostro interlocutore “Anch’io ho provato ciò che mi stai raccontando…”, “fossi in te io farei…” non sono espressioni che esprimono empatia: dobbiamo riconoscere il suo sentimento, non parlare del nostro!

3. Siamo curiosi, facciamoci delle domande. Che cosa mi sta dicendo? Qual è la sua situazione? Che cosa esattamente sta provando? Tendenzialmente tendiamo a proiettare sull’altro ciò che proviamo/pensiamo noi senza soffermarci a osservare i tanti segnali della comunicazione non verbale e ad ascoltare veramente ciò che ci viene detto

4. Non diamo consigli e usiamo un ascolto riflessivo. Non usiamo frasi stereotipate o di circostanza. Riformuliamo piuttosto e riassumiamo ciò che abbiamo sentito: l’interlocutore si sentirà compreso e accolto.

L’empatia quindi è una capacità che si può esercitare: certo non è facile nè immediata, ma la costanza darà i suoi frutti.

Perchè è importante l’empatia per un counselor? Perchè come dice Carl Rogers:

“E’ sbalorditivo come certe cose che sembrano insolubili diventano solubili se qualcuno ci ascolta, come una confusione che sembra irrimediabile si trasforma in un flusso che scorre con relativa limpidezza. Ho apprezzato profondamente le volte in cui ho sperimentato questo ascolto sensibile, empatico, concentrato.”

E se il Counselor è il professionista della relazione d’aiuto che supporta il cliente nel cambiamento, si può facilmente comprendere come l’empatia sia una delle prime capcità che deve mettere in campo.

Se ti abbiamo incuriosito, chiamaci per scoprire il programma della nostra Scuola di Counseling e tutti i laboratori e i seminari per sviluppare l’empatia.

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