11/01/2023

Tempo di lettura: 6 min

Saputo questo non farai più counseling con gli adolescenti…

…nello stesso modo che con gli adulti. Eh sì, perché fare counseling con gli adolescenti è un’attività affascinante, ma delicata. E’ necessario essere preparati, e anche bene, perché si entra in un mondo completamente diverso da quello degli adulti. Ne parliamo con una nostra docente.

Tiziana Mazzetti è counselor professionista ad indirizzo sistemico. Collabora con E-Skill dal 2016, da quando abbiamo deciso di aprire la nostra Scuola di Counseling. A Tiziana abbiamo affidato un modulo importante del terzo anno, quello dedicato al Counseling familiare e agli adolescenti.
Oggi le passiamo la penna: ci racconta la sua particolare visione e il suo modo di fare counseling con i ragazzi. E vedrete che non lo farete più nello stesso modo.

Il magico mondo dell’adolescenza
L’adolescenza è una fase della vita che io trovo magnifica: i ragazzi sono nel pieno delle loro potenzialità, sono alla ricerca della loro identità e sono affamati di conoscenza.
Certo, riconosco che può essere un periodo decisamente faticoso, delicato e a volte difficile sia per i ragazzi che per i loro genitori, ma per me rimane un momento magico. Ho vissuto, oltre alla mia adolescenza ovviamente, anche quella di mia figlia e dei suoi amici che ho seguito da vicino e che ho visto trasformarsi in bellissimi giovani.
Ecco, l’adolescenza per me è trasformazione e anche se la metafora del bruco che diventa farfalla è un po’ abusata e poco originale, credo che possa calzare a pennello per descriverla.
Il bruco è, oggettivamente, bruttino: un corpo un po’ informe, un vorrei ma non posso che è al tempo stesso flessibile, caparbio, capace di adattarsi, ribelle e in continua evoluzione. Esattamente come i ragazzi. La formazione del loro Se’ parte proprio dal corpo che molte volte viene percepito come brutto, da rifiutare, come qualcosa che non si riconosce. E iniziano nervosismo, rispostacce o smarrimento. Ecco i primi segni dell’adolescenza: un corpo che cresce e si trasforma in una mente ancora bambina. Pulsioni per Freud, affascinante magia per me.
Sono proprio questi presupposti che mi hanno spinto a diventare Counselor prima e ad accettare poi di diventare docente del modulo di Counseling Familiare e per Adolescenti all’interno della scuola di counseling di E-Skill dove insegno dal 2016. Comprendere questo fantastico mondo in trasformazione e le sue emozioni, supportare un potenziale che magari fatica a trovare la giusta energia.
In aula porto, oltre alla parte teorica, la mia esperienza sul campo di Counselor per gli adolescenti, casi pratici, strumenti e tecniche e la mia personale visione.
Cerco di riassumerla in questo breve articolo.

Come fare counseling con gli adolescenti: la teoria
Partiamo dalla parte teorica. Un Counselor che voglia lavorare con i giovani non può prescindere dall’essere preparato sul mondo adolescente. Quindi leggere, studiare testi di psicologia, neuroscienze e conoscere il modello sistemico-relazionale sono il mattoncino fondamentale per il counseling agli adolescenti. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che quando si lavora con un adolescente si lavora anche con la sua famiglia. La teoria sistemica quindi è fondamentale per comprendere le relazioni e per poter fare un lavoro che sia veramente efficace e di reale supporto.
Non è possibile pensare di lavorare solo con il giovane escludendo un intervento sulla famiglia…si rischierebbe un disastro. Ogni azione ha una retroazione e bisogna tenerne conto. Potete lavorare con l’adolescente ma se poi lo “abbandonate” in famiglia, o abbandonate la famiglia, non credo proprio che possa funzionare. All’interno della relazione Counselor-giovane tutto può funzionare, tutto può sembrare risolto…ma il giovane vive per la maggior parte del suo tempo in un altro sistema. E anche la famiglia deve essere in grado di accogliere il cambiamento che sicuramente avviene nel giovane durante il percorso di counseling.
Sempre da un punto di vista teorico il Counselor deve conoscere molto bene gli aspetti normativi e legali, deve saper rispettare (o meno) il patto di riservatezza, chiedere il consenso informato dei genitori e deve avere una fitta rete di relazioni con altri professionisti: non dimentichiamoci che molte volte l’adolescente che entra nel vostro studio è minorenne e la legislazione in questo ambito parla chiaro.

Come fare counseling con gli adolescenti: la pratica
Ma veniamo alla pratica che è la cosa che mi piace di più.
Fare counseling con gli adolescenti significa essere disposti a rompere qualche schema.
Ciò che dico spesso in aula è questo: quando lavorate con i ragazzi è possibile, quasi probabile, che tutto ciò che vi hanno insegnato i miei colleghi…con gli adolescenti non funzioni!
Quindi siate flessibili. Pur mantenendo la cornice del counseling, è possibile che con un adolescente si debba essere più direttivi; è possibile che le domande o il setting che utilizziate di solito non sia efficace. Quindi siate pronti a cambiare. Faccio qualche esempio: stare seduti e guardarsi negli occhi a volte non funziona. Il giovane si può sentire sotto esame…davanti all’ennesimo adulto che gli dice che cosa fare e che invece non “sa un c…”. Ecco, se nel counseling la relazione è tutto, con l’adolescente il counseling È la relazione. Dovete parlare come loro: usare il loro linguaggio (anche una parolaccia a volte può unire o aprire una porta…o un sorriso complice). Informatevi sulla moda del momento, sui cantanti, sui film, sui modelli che vanno per la maggiore. A volte conoscere l’ultimo trapper, che magari voi detestate, può essere la chiave che vi fa conquistare la fiducia del giovane e che di conseguenza lo fa aprire.

Gli strumenti del counseling agli adolescenti
E gli strumenti? Possono essere utilizzati anche con i ragazzi?
Certo che sì, purché si mantenga il requisito di base: la flessibilità. Del resto i giovani funzionano esattamente come gli adulti, basta adottare qualche accortezza in più.
Quindi largo a tutti quegli strumenti che possono creare metafore ed essere utilizzati come facilitatori dando l’idea al giovane di star parlando dello strumento e non di se stesso.
Vi voglio dare qualche esempio pratico.
Le carte fotografiche costituiscono un ottimo veicolo per tutte quelle volte che vi sentite “invischiati” nella conversazione come in un vicolo cieco. Avete di fronte un giovane che si apre ,parla ma risponde alle vostre sollecitazioni, riflessioni e domande sempre nello stesso modo? Usare una foto, con una conversazione opportunamente guidata può aiutare il ragazzo a fare connessioni diverse, a dire cose che prima celava, a creare una consapevolezza diversa.
Ancora: i disegni costituiscono una forma espressiva per eccellenza. I ragazzi attraverso la grafica possono rappresentare cose che difficilmente riescono a verbalizzare.
Ce ne sono molti altri ovviamente e li porto quasi tutti in aula.

Consigli per interagire con gli adolescenti

Con i ragazzi si deve usare la stessa creatività e fantasia loro; si deve accantonare (e non solo sospendere…uso accantonare appositamente, nel senso di mettere in un angolo e lasciarlo lì) il giudizio per aprirsi con stupore e curiosità al loro mondo: solo così si può sperimentare la bellezza che io vedo in ognuno di loro.
Per concludere posso dire che fare counseling con gli adolescenti non è facile, anzi a volte può essere frustrante, soprattutto di fronte ai silenzi, alle sfide e alla discontinuità che caratterizzano l’adolescenza.
Ecco perché è necessario prepararsi e non credere che, siccome si è più grandi del nostro cliente allora…
Fare counseling con i giovani non è un gioco, ragazzi…e non è un gioco da ragazzi.

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