21/05/2019

Tempo di lettura: 2 min

Effetto Rashomon: quando tutto può essere relativo.

Quante volte vi sarà capitato di ascoltare un racconto su una situazione e di avere tanteversioni diverse quante erano i narratori? Spesso, per non dire sempre. E’ l’effettoRashomon, dal film omonimo. Scopriamolo insieme.

Era il 1951 quando il film giapponese Rashomon vinse l’Oscar come miglior film straniero, come espressione massima dell’arte cinematografica. Ed è proprio da questo film che prende il nome il fenomeno di cui parliamo oggi. Qual è la trama del film? Il film narra l’omicidio di un samurai avvenuto per mano di un brigante che avrebbe anche abusato della moglie di lui. La storia viene raccontata da quattro testimoni: il brigante-violentatore, la moglie del samurai, la vittima, che parla attraverso un medium, e un narratore, che pare sia il più obiettivo dei testimoni. Le versioni sono contrastanti e non si capisce bene quale sia la verità. Già… quante volte succede anche ad ognuno di noi? Ascoltiamo una storia e ci sembra che fili tutto, ascoltiamo un altro interlocutore e la versione, che può avere dei punti in comune, assume tutte altre sfumature tanto da farci venire dubbi o comunque perplessità… tanto da chiederci…ma a chi credo? Che poi tutto ciò ci rimanda anche ad un altro film (se avete tempo e voglia, guardatelo) molto più recente di Rashomon (è del 2008) interpretato da Dennis Quaid dal titolo Prospettive di un delitto.

La verità è quindi relativa e noi siamo portati a ricostruirla partendo da basi soggettive, diverse da individuo a individuo. Tutto viene filtrato in base alla propria esperienza, alla propria mappa del mondo, a ciò che ognuno di noi in quel momento ha prestato attenzione,alle emozioni che sono state vissute. Quindi la verità non è assoluta.

Ma allora? Abbiamo tutti ragione o tutti torto? L’effetto Rashomon dipende dalle esperienze vissute. Ogni esperienza è l’insieme degli stimoli ambientali (ciò che viviamo) e di come li percepiamo e li analizziamo. Ognuno di noi vede la stessa realtà ma attraverso una finestra unica per lei nel mondo.

L’effetto Rashomon è molto importante nei colloqui di counseling. Uno dei compiti del counselor è proprio quello di aprire a punti di vista diversi. Questo non vuol dire che non dobbiamo credere a ciò che il cliente ci dice: ma ciò che racconta è la SUA verità e non la verità assoluta e oggettiva. E da questa verità il cliente si crea le chiavi di lettura e tutte le sue convinzioni. Ecco perché è importante allenare il cliente a vedere altri punti di vista, proprio per allargare la visione ed eventualmente iniziare a “demolire” il castello di convinzioni limitanti che possono essersi create. Allargare la visione aiuta anche a comprendere meglio emozioni e aspettative in gioco e ad avere una percezione più nitida della realtà.

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