17/10/2020
Tempo di lettura: 4 min
Tempo di esami, tempo di feedback

Oggi parleremo di feedback. Perché? Troviamo sia difficile a volte accettare i feedback dagli altri, soprattutto in una cornice di apprendimento. Lo si scambia per una valutazione o, peggio, per un giudizio. Ma le cose non stanno proprio così.
Siamo reduci in E-Skill da due weekend di esami: i nostri studenti della prima e della seconda annualità si sono cimentati in un esame scritto e orale e in una simulazione di colloquio di counseling. E a seguire…i feedback del corpo docenti. Ci sembra giusto quindi raccontarvi come funziona il feedback nella nostra Scuola di Counseling. Perché? Perché ancora oggi accettare un feedback può creare dei “problemi”.
Ed ecco questo post… controtendenza, forse fastidioso, ma il cui intento è offrire un passo in più verso la consapevolezza di chi siamo e di che cosa vogliamo diventare come professionisti. E anche fare chiarezza su come E-Skill e i suoi docenti intendano la formazione e il percorso di counseling.
L’importanza del feedback
Chi scrive viene da una scuola in cui il feedback non poteva essere discusso, andava accettato e basta. Se qualcuno azzardava una giustificazione, un ma, veniva subito zittito. E i feedback a volte non erano nemmeno tanto pertinenti al contesto (perché succede anche questo).
Sempre chi scrive ha mal accettato questa regola che sembrava andare contro l’accoglienza e la sospensione del giudizio tipica di un counselor.
Ma è proprio qui che sta l’errore di fondo.
Dare feedback non significa dare giudizi. Certo, quando il feedback “narra” di cose positive e piacevoli, la questione del giudizio passa in secondo piano. Perché ci dimentichiamo che il giudizio può essere anche positivo…ma sempre giudizio è!
All’interno della nostra scuola vige una regola che tutti sono chiamati a rispettare: chi dà il feedback deve saper usare le parole e i modi corretti, chi lo riceve deve porsi in una posizione di accoglienza.
Come gestire il feedback
E quindi? Che cosa fare? Come? Vediamolo insieme
Il feedback non è un complimento né un attacco personale. Basato su ciò che si è osservato in una prova o in un periodo di tempo, vuole essere un momento di semplice restituzione, di risposta (che poi altro non è che la traduzione letterale del termine inglese).
Ricordarsi che la cornice in cui avviene il feedback è quella di apprendimento. Dare un feedback al termine di un esercizio, di un esame, di una prova è dovere del corpo docenti o di chi sta dall’altra parte. Si è pagati per dare feedback, per facilitarel’apprendimento.
La nostra è una scuola sì, ma non nel senso classico: non ci sono voti e non ci sono giudizi. Il nostro interesse è quello di formare seri e preparati professionisti e se la preparazione passa anche per le dovute tarature del caso, perché non dirle? Se i nostri studenti fossero sempre e comunque capaci di fare counseling…che senso avrebbe fare un percorso di formazione?
Quando si riceve un feedback inaspettato, è giusto concedersi il tempo di comprenderlo. Ecco perché un feedback si dovrebbe ascoltare in silenzio, accoglierlo, lasciarlo sedimentare. Il tempo aiuta a comprendere appieno il significato del feedback stesso. Può sembrare una violenza quella di ascoltare e di praticare il silenzio. In realtà è un regalo che ci viene fatto e che ci dobbiamo concedere. Facciamo spazio dentro di noi per l’elaborazione del contenuto che ci è stato dato: la cornice è sempre quella dell’apprendimento.
Il feedback è un metaesercizio: nell’ascolto alleniamo l’accoglienza di cui tanto si parla come una delle capacità fondamentali del Counselor. Se non siamo capaci di accogliere un’osservazione su ciò che abbiamo fatto, come pensiamo di poter accogliere ciò che ci dice il cliente in colloquio?
Ricordarsi di non giudicare se stessi. Può succedere che al termine di un feedback che reputiamo “negativo” ci si senta giudicati da chi lo ha emesso, oppure si pensi alla brutta figura che abbiamo fatto, o si lasci spazio alla delusione. Ma si sta ricevendo una risposta: se l’interlocutore non giudica perché dobbiamo farlo noi?
Se il feedback comunque ci infastidisce…allora ha colpito nel segno! Riflettiamo anche su questo: come mai ci fa stare tanto male se è una semplice restituzione di ciò che è stato osservato in una cornice di apprendimento? Quanto del nostro rifiuto di ciò che ci è stato detto è in realtà un cambiamento che dobbiamo attuare (e che quindi non è di facile accettazione)?
Chiedersi sempre: se il feedback fosse gradito, positivo, avremmo la stessa reazione di quello che reputiamo negativo? La risposta, rispetto a tutto ciò che abbiamo detto prima, dovrebbe essere sì. Solo così possiamo dire che stiamo accettando il feedback. Se la risposta è no: riflettiamo sul perché è diversa. Forse siamo passati (noi) nuovamente alla cornice di “giudizio”.
Ricordarsi che ricevere feedback fa parte del pacchetto che si è acquistato all’inizio del percorso. Non riceverli, riceverli parziali o sempre uguali è un inadempimento contrattuale.
Ciò che può essere visto come errore, un fallimento è in realtà crescita
E potremmo continuare ancora per molto.
Impariamo da noi, siamo noi i primi a cambiare punto di vista.
Non è forse questo uno dei nostri compiti verso il cliente?
Bene, quando riceviamo feedback…siamo noi i clienti di noi stessi!
E in E-Skill si impara anche questo. Si impara anche così.
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