06/05/2018

Tempo di lettura: 3 min

Il potere delle domande

Fare domande è una delle attività principali del counselor. Ma perchè sono così potenti ed importanti? Può una domanda attivare un cambiamento e magari risolvere una questione che sembrava molto difficile? Scopriamolo insieme.

Lo spunto per questa riflessione nasce da un breve dialogo con una partecipante ad uno dei nostri corsi. La giovane donna portava in aula una questione lavorativa che la tormentava particolarmente: relazioni interpersonali difficili all’interno del proprio team che le facevano vivere una forte tensione tanto da spingerla a voler prendere un’aspettativa. Si sentiva, diceva con le lacrime agli occhi, sull’orlo di un “esaurimento nervoso” Dopo un breve dialogo in aula, alla nostra trainer (che è anche un counselor) era subito parsa chiara una cosa: c’era confusione nella giovane donna e un ancorarsi ad un solo punto di vista…il suo. La trainer ha pertanto posto alcune domande, chiudendo la conversazione con un quesito particolare: “che cosa vuoi ottenere da questa situazione?”. Il tutto poi è finito lì e la giornata formativa è continuata tranquillamente. Dopo 15 giorni, all’inizio dell’incontro successivo, la giovane donna sembrava molto più rilassata e serena e dichiarava: “con la sua domanda, mi ha “ucciso” -… “ho riflettuto molto su ciò che voglio trarre dal mio team e ho attivato comportamenti diversi…le cose stanno migliorando. Mi sono accorta che non sapevo cosa volevo e mi fissavo solo sugli aspetti negativi che facevano del male solo a me”.
Può una domanda cambiare una situazione? Alla luce di quanto abbiamo raccontato, la risposta è sì. L’importante è trovare le domande giuste da fare nei tempi e nei modi corretti.
Le domande hanno un potere enorme e sono importanti forse più delle risposte. Una domanda semplice, ma posta correttamente, può aprire ad un altro punto di vista, può dare un insight alla persona cui viene posta spingendola all’attivazione, alla soluzione e quindi al cambiamento. Che è poi quello che viene tacitamente chiesto al counselor dal suo cliente. Ma come fare per non risultare indagatori, censori o semplicemente degli indiscreti curiosi? Ecco…questa è una domanda importante! E’ necessario concentrarsi su ciò che ci sta dicendo l’interlocutore, cercando di capire esattamente che cosa ci vuole trasmettere senza giudicare o filtrare il contenuto in base alla nostra mappa del mondo. E’ importante leggere contenuti e situazioni con gli occhi dell’interlocutore e non con i nostri. Dobbiamo restare nella relazione senza però diventarne i protagonisti…giudici o consiglieri del nostro interlocutore. Esercizio non facile. Nell’episodio descritto prima, per esempio, sarebbe stato facile abbandonarsi a consigli del tipo “perchè non prova a fare così…?” oppure diventare curiosi (confessiamolo…tutti un pò lo siamo!) e chiedere “ma perchè cosa fa quel collega?”….”che cosa le dice?” o ancora, minimizzare lo stato d’animo della donna con un “beh, suvvia, c’è di peggio nella vita… pensi a tutte le donne che non trovano lavoro…basta non farsi coinvolgere troppo e la questione è risolta!”. Ma saremmo stati utili? Ecco, questa è la domanda che ci dobbiamo sempre porre per fare a nostra volta domande pertinenti all’efficacia di un dialogo. Un counselor professionista sa quando e che cosa chiedere, Tutto questo lo si impara all’interno del nostro percorso triennale di Counseling, un percorso prima di tutto personale e che insegna contemporaneamente, molte abilità per una professione in forte crescita. Se ti abbiamo incuriosito e vuoi saperne di più, chiamaci o partecipa ad uno dei nostri Open Day. La domanda adesso è: Come posso imparare a fare/farmi le domande giuste, migliorare e cambiare le cose?

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