10/11/2022

Tempo di lettura: 5 min

Un caso di counseling: Angela che non sapeva decidere

Prendere una decisione non è facile. Entrano in gioco molti fattori e soprattutto molti dubbi. E’ una questione di scelte: e quando ci si trova a un bivio può subentrare anche la paura. Oggi vi parliamo proprio di questo attraverso il caso di Angela.

Quando Angela ci telefona per fissare un appuntamento avvertiamo tutta la sua agitazione. La sua è una richiesta urgente, prioritaria: non ce la fa più e ha bisogno di aiuto, di qualcuno che la aiuti a valutare una situazione che la turba.

Guardi, ci dice, ho chiesto a tutte le mie amiche. Mi ascoltano, mi danno le soluzioni ma nessuna di queste sembra fare al caso mio e io non capisco più niente. Ho bisogno di chiarezza: devo prendere una decisione ma non lo so fare e mi arrabbio…Insomma…cosa ci vuole a decidere? Non sono mica una bambina!

Fissiamo l’appuntamento e conosciamo Angela. E’ una donna in carriera di 36 anni: lunghi capelli neri, vestiti firmati, volitiva e determinata, curata e iper organizzata.

Ringrazia per l’appuntamento concesso, si siede su una poltrona, accavalla le gambe e estrae dalla sua 24 ore un quaderno e una penna: l’ho comprato apposta per l’occasione, voglio scrivere tutti gli spunti che emergeranno dai nostri incontri. Voglio poterli rileggere e studiarli. Non mi è mai successa una cosa del genere e devo, devo uscirne.

Tutto di Angela ci parla di sé, del suo perfezionismo, del suo bisogno di avere tutto sottocontrollo e della sua abitudine ad essere decisa, a sapere sempre che cosa fare.

Non ha chiesto dove potersi sedere, si è seduta optando per la poltrona e non per esempio la sedia o il divano; si è portata un quaderno per prendere appunti comprato per l’occasione; è vestita di tutto punto curatissima anche nei dettagli; sistema la borsa, la 24 ore e il cappotto in modo ordinato quasi a seguire uno schema mentale tutto suo e una volta sistemata, si prende la briga di riordinare anche gli oggetti che sono su un tavolino dello studio…effettivamente un po’ scomposti.

Ci scappa un sorriso. Angela lo vede e dice. Oh mi scusi, lo faccio sempre. Non me neaccorgo, ma se qualcosa è storto lo devo raddrizzare.

Angela fin da subito ci sembra quello che effettivamente poi dimostra durante i nostricolloqui: una donna decisa che sa quello che vuole. E soprattutto sa come ottenerlo. E allora dov’è il problema?

La vita e le sue sorprese

Il “problema” è che la vita ogni tanto ci presenta delle sorprese. E la sorpresa, lo sappiamo dalla telefonata, è arrivata anche per Angela.

Decidiamo di rompere ogni suo schema, fin dall’inizio, osando un po’… E per i primi 5minuti non parliamo. Osserviamo, sorridiamo e stiamo seduti nella poltrona di fianco aquella di Angela, rilassati e sorridenti.

Cinque minuti sono lunghissimi se non si ha molto da fare, se si è di fronte ad una persona che non conosci, se ti aspetti che ci siano delle domande.

E l’effetto sorpresa c’è anche per Angela: si sistema sulla sedia, sistema le sue cose, sistema le nostre cose, ci guarda, ricambia il sorriso e…inizia a parlare. Riempie quello che per lei è un vuoto: dottoressa ho bisogno di aiuto, mi hanno detto che lei mi può aiutare, io devo uscire da questa cosa sennò vado fuori di testa. Devo prendere una decisione: lascio il mio fidanzato o continuo la relazione? Non mi so decidere: è la prima volta in vita mia che mi succede. Noi continuiamo a sorridere: siamo presenti nella relazione, la ascoltiamo, la osserviamo ma non parliamo. Passati i 5 minuti chiediamo ad Angela: come si è sentita? Che cosa ha provato?

Sono spiazzata, lei non parla e io ho bisogno di aiuto. Non respiro nemmeno a volte…anche adesso. Dopo una pausa ci dice: ok, mi devo calmare, respiro e aspetto.

Bene, diciamo a quel punto, che cosa la porta da noi? Con un semplice, accogliente silenzio abbiamo rotto uno schema di Angela. Per tutto il suo percorso abbiamo lavorato sulla sua capacità di stare nel presente, di lasciare il dovere e la convinzione che tutto debba essere scritto.

Al secondo colloquio per esempio le abbiamo proposto di non portare più il quaderno e di godersi la sessione.

Quando il problema è accettare gli altri

Il problema di Angela infatti non era tanto il non sapere decidere, ma accettare che altri hanno tempi diversi, che le cose possono prendere pieghe differenti da ciò che possiamo immaginare, che anche gli altri hanno bisogno di tempo, del loro tempo non di quello degli altri e questo non significa mancanza di rispetto, di amore, di carattere.

Angela si era infatti convinta che arrivata a 36 anni, con una buona carriera davanti a sé, con un partner di 38 anni con cui condivideva la sua vita da 3 anni si dovesse sposare, avere un figlio, mettere su famiglia…insomma, quello che fanno tutti.

Peccato che il suo partner avesse bisogno di tempi diversi, di tappe intermedie (una convivenza invece di un matrimonio, stare insieme senza per forza progettare ogni fase della relazione, vivere il presente invece di guardare sempre e solo avanti). Per Angela questo significava solo una cosa: il partner non la amava e lei doveva lasciarlo.

Istruzioni per rendersi infelici

Ma come si fa a lasciare una persona che ti rende felice? E così Angela viveva nella fretta,nella continua pretesa di dover prendere una decisione che non voleva prendere.

Si stava rendendo infelice. Il lavoro fatto insieme l’ha portata a sostare nelle relazione, a fermarsi nel presente e ad assaporare di ogni momento. Il problema non era non saper decidere (Angela sa decidere molto bene…lo fa anche per gli altri a volte) ma lasciare andare, non controllare ogni cosa, vivere il qui e ora.

A distanza di un anno Angela si è sposata con il suo fidanzato, così…all’improvviso. Unacerimonia veloce in Comune, uno spritz con gli amici più cari e una foto da mandare allasua counselor con la scritta Grazie.

Il caso di Angela ci insegna come sia importante per noi counselor stare nella relazione: ascoltare, osservare il nostro cliente. Osservare la sua comunicazione non verbale, i suoi movimenti, i suoi “schemi” e mantenere una viva curiosità verso ciò che ci racconta, senza dare nulla per scontato. Se avessimo saltato uno di questi passaggi avremmo lavorato con Angela sulla sua “presunta” indecisione, correndo il rischio di rafforzare alcune sue convinzioni. Voi che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

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